Sant’Urbano ad Apiro
I “padri dell’Europa”.
Sant’Urbano ad Apiro è stata una delle tante abbazie diffuse in tutta Europa sorta grazie ai benedettini. È innegabile che monaci ebbero un ruolo determinante nello sviluppo della civiltà occidentale. Sarà un caso che Papa Paolo VI nel 1964 dichiarò Santo Patrono di tutta l’Europa san Benedetto? Il Monaco nato a Norcia dettò la regola alla quale il monachesimo occidentale fa riferimento da secoli. Semplicisticamente noi la riassumiamo in ora et labora.
Oltre alla preghiera, il lavoro intellettuale e manuale sono un elemento essenziale per il monaco. Per quanto riguarda il lavoro intellettuale, nelle abbazie si svolsero importanti mansioni di preservazione, studio e insegnamento delle opere degli antichi, che diversamente sarebbero andate perdute.
I padri d’Europa
La Regola, nota per la sua moderazione, non impediva ai monaci più zelanti di svolgere mansioni difficili e fisicamente impegnative. I monaci pertanto, nel lavoro manuale, si prodigarono a realizzare e inventare manufatti, svilupparono la metallurgia, introdussero fabbricazione della birra, si impegnarono negli allevamenti di salmone, produssero formaggio, si occuparono di frutticoltura, furono pionieri nella produzione del vino, utilizzato sia per la celebrazione Eucaristica sia per il consumo quotidiano. È noto il fatto che lo champagne Dom Perignon, sia stato un monaco benedettino a scoprire il metodo per produrlo.
Le comunità monastiche sfruttarono miniere e cave di marmo, svilupparono l’apicoltura utilizzando anche l’importantissima cera per la liturgia. All’allevamento contribuirono alla selezione delle razze e al miglioramento del bestiame. I contadini appresero dai monaci i metodi di irrigazione. Furono i monaci a determinare la ricostruzione agraria di gran parte dell’Europa. Loro ebbero la capacità e il merito di trasformare la terra desolata in terra coltivata. La concezione che i monaci avevano del lavoro, la testimonianza che diedero con l’uso delle proprie mani, contribuirono a modificare la mentalità sul lavoro di gran parte della popolazione europea. Per queste ragioni è possibile affermare che i Benedettini siano i “padri dell’Europa”.
La sua egemonia si estendeva lungo la valle di San Clemente
Immersa nelle campagne marchigiane nel territorio del comune di Apiro, una abbazia dedicata a sant’Urbano il patrono del comune, ha la sua storia da raccontare, che contribuisce come un ruscello ad alimentare il fiume delle vicende del monachesimo benedettino. L’abbazia in stile romanico gotico, è stata citata la prima volta su una pergamena del 1033, ma gli storici suppongono che la costruzione sia antecendente. Il destino dell’abbazia è strettamente legato al suo territorio, la sua egemonia si estendeva lungo la valle di San Clemente. Il controllo sulla valle fu oggetto dei continui contrasti con il Comune di Apiro che culminò con l’incendio l’abbazia e la distruzione di parte della chiesa.
Il complesso riedificato nella seconda metà del XIII secolo, fu il punto di riferimento per i pellegrini diretti a Roma, si unì all’Abbazia di Val di Castro con decreto papale del 1442. Ai benedettini subentrarono i camaldolesi che la ressero fino al 1810, quando Napoleone emanò il decreto imperiale del 25 aprile 1810, che stabilì la soppressione di tutti gli stabilimenti, corporazioni, congregazioni, comunità ed associazioni ecclesiastiche di qualunque natura e denominazione. L’abbazia è passata al demanio, è stata venduta a privati ed in seguito è stata donata al comune di Apiro, che è l’attuale proprietario.
Per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge
La chiesa di Sant’Urbano ad Apiro è orientata ad est, come la tradizione vuole facendo riferimento al versetto dell’evangelista Luca “per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare quelli che sono nelle tenebre”. L’interno è diviso in tre ambienti. Il presbiterio: rialzato rispetto all’aula dei fedeli al quale si accede da una scala. Un muro separa ulteriormente la parte utilizzata dai monaci da quella dei fedeli evidenziando la divisione di chi ha scelto di consacrare la propria esistenza, ma potrebbe essere semplicemente un muro di sostegno della struttura. Degli archi allegeriscono il muro di separazione e permettono di intravedere parte del presbiterio. Sotto al presbiterio si trova la cripta alla quale si accede con una scala posta sotto all’ambone. Alcuni affreschi impreziosiscono e arricchiscono gli interni.
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«I monaci benedettini furono gli agricoltori d’Europa. La pulirono su larga scala, associando agricoltura e predicazione»
François Guizot