Irsina e la sconosciuta di Mantegna
Il viaggio da Venosa a Irsina
Quanti conoscono Irsina? È una bella cittadina che si trova in Basilicata, una regione che amiamo molto che abbiamo visitato più volte. Ad Irsina ci siamo stati più volte e in diversi periodi dell’anno accompagnati ogni volta le emozioni diverse. Siamo partiti in direzione Irsina partendo da Venosa ospiti di carissimi amici che vi abitano. Abbiamo imboccato la Bradanica, la strada interregionale che collega Foggia e Matera.
La prima volta che ci andammo era un caldissimo agosto e a un certo punto, a metà viaggio, ci assalì lo sconforto. La continua vista delle valli e le lievi colline coi loro campi, campi, sterminati campi, orfani delle spighe bionde di grano già raccolte che si perdevano fino all’orizzonte senza alcuna presenza umana tranne quelle rarissime case coloniche abbandonate, di fece sentire persi nel nulla.
L’odore acre di fumo saturava l’aria ci accompagnava. Il fumo liberato dal fuoco che avanzava lento, incustodito, bruciando le stoppie, ha suscitato in noi un senso di smarrimento, ma anche di agitazione vedendo quelle fiamme libere avanzare. Abbiamo faticato a dedurre che quella pratica è normale. Per contadini lucani il fuoco è lo strumento che facilita la lavorazione della terra dopo il suo passaggio.
Il timore che fosse disabitato
Un falco in lontananza volava compiendo ardite evoluzioni nel cielo, forse aveva individuato una preda ma non sappiamo se la sua picchiata improvvisa abbia avuto buon esito. Il sole iniziò a tramontare e in lontananza si scorgevano alcune luci che provengono da Irsina un tempo chiamata Montepeloso, ma la cittadina che vediamo è troppo lontana per essere certi che sia proprio lei.
Proseguendo il viaggio il cielo si è vestito di stelle e le strisce di fuoco che continuarono indisturbate ad avanzare, mentre ci noi allontanavamo da loro. Avvicinandoci al borgo, una sensazione crescente ci prese e iniziammo a pensare che fosse disabitato. La nostra speranza era quella di trovare un locale aperto per cenare, ci saremmo accontentati di un latte e caffè e una brioche.
L’inaspettata sorpresa
Che inaspettata sorpresa Irsina. Dalla buia via delle Puglie una volta superato l’arco d’ingresso della città, siamo entrati nella luce piena della illuminazione pubblica di corso Matteotti. La sensazione di essere sperduti scompare, la città è animata da tante persone: donne sedute davanti alle loro abitazioni concentrate dai loro discorsi mentre godono della frescura serale.
I ragazzini scorrazzano allegramente urlanti sulle loro biciclette. In piazza alcuni uomini in piedi umano e discutono tra loro. Un ristorante che serve pizze al piatto con i tavoli disposti sul cortile interno di un antico caseggiato padronale è zeppo di clienti intenti a cenare.
Quante emozioni! Un contrasto netto di sensazioni quelle che si vivono dentro la città rispetto a quelle provate lungo la strada per arrivarci. Sensazioni diametralmente opposte. Abbiamo la sensazione che gli abitanti siano prigionieri della loro stessa cittadina. Ci si sente su un’isola data dalla distanza rispetto ai paesi limitrofi separati da quel mare di campi vuoti.
Il grano mosso dal vento
Siamo tornasti di nuovo a Irsina in una primavera, era ad aprile, però stavolta abbiamo trovato i campi verdissimi e la sensazione è risultata molto diversa rispetto alla prima volta che la visitammo. Il grano mosso dal vento ci è parso un mare verde ondeggiante a ogni folata di vento.
L’opera in pietra attribuita al Mantegna
Il tiepido sole primaverile ci ha mostrato il borgo in una veste completamente diversa. Una volta lasciata l’auto andiamo immediatamente verso la cattedrale della Madonna Santissima Assunta dove è custodita una statua rinascimentale di grande importanza. È la statua di Santa Eufemia, la patrona della città. L’opera in pietra attribuita al Mantegna ed è una vera e propria fortuna poterla osservare da vicino.
Uno spettacolo che il parroco della città ha il piacere di mostrare ai visitatori. Il sacerdote fornisce tutte le informazioni sull’opera e aggiunge cenni storici sullo sviluppo della città e della diocesi di Montepeloso.
Terreni pettinati da grosse spazzole
Siamo tornati a Irsina in inverno e i campi sono vestiti di marrone di diverse tonalità che variano in base alle curve di livello: le isoipse. Il passaggio dei trattori ha lasciato tracce sul terreno, i lievi solchi che il terreno ha in superficie pare che sia stato pettinato da un’enorme spazzola.
Ci siamo accorti che base alla stagione i colori, gli odori, la luce stessa, cambiano e ogni volta le sensazioni mutano in base ai diverso periodo dell’anno.
La nuova passeggiata tra le vie cittadine ripropone la gradevolezza degli edifici gentilizi, l’assetto della città con le sue fortificazioni e lo splendido profilo dell’abside della cattedrale dalla facciata barocca e dal campanile romanico gotico.
Le scelte politiche dei Savoia
I racconti del parroco ci hanno fatto riflettere su quanto negativamente l’unificazione d’Italia ha determinato le sorti di questa parte d’Italia. Le confische e le scelte politiche dei Savoia non portarono i miglioramenti della qualità della vita sperati dalla popolazione, determinarono, invece, un cambiamento sociale radicale provocando i fenomeni delle emigrazioni, del brigantaggio e la povertà diffusa.
Irsina è un altro volto bello d’Italia, che molto ha da raccontare con un suo linguaggio caratteristico che varia in base alle stagioni. Questo borgo richiede di essere visto in tempi diversi dell’anno per trovarlo diverso nelle sue vesti naturali fuori città e uguale a se stessa con gli immutati edifici e mura.
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