fbpx
LOADING

Digita per Cercare

#SOCIALCORNER ISOLE SICILIA

Agrigento e la valle dei Templi

Valle dei templi Agrigento

Girgenti: Pirandello e Camilleri

Agrigento mi fa pensare al fascismo, Girgenti a Pirandello”, in una frase di Andrea Camilleri si riassume un periodo della città sicula. Sarà per questo motivo che il centro storico della città della Valle dei Templi tornerà a chiamarsi Girgenti. Mussolini decise di cambiarle nome nel 1927, con un nome che ritenne più, per così dire, italiano. Sembra che la città stessa sia tornata prepotentemente a bussare alla porta della memoria delle persone e a rivendicare il suo originario nome di Girgenti. Quel nome, che per secoli le è appartenuto, è tornato ad essere pronunciato indicando il nucleo storico dell’abitato di Agrigento, quello arabo-normanno-chiaramontano.

Il barone…

È col nome di Girgenti che barone di Eisenbach e discendente della nobile famiglia dell’Assia, Johann Hermann von Riedesel descrive Agrigento.

“Girgenti (Agrigentum) è a circa quaranta miglia da Sciacca. La città com’è oggi è costruita su un’alta collina ed è a quattro miglia dal mare, là dove si trovava il maniero o castello della città greca. Se mai ho goduto il piacere così acuto e sublime di uno splendido panorama, questo è stato il mattino dopo il mio arrivo al monastero degli Agostiniani, dove sono stato accolto, quando abbracciai con lo sguardo tutta la zona.

Immagini, mio caro amico: sotto la mia finestra, c’era un declivio lungo quattro miglia che finiva nel mare e che si estendeva, da entrambi i lati, per sei o sette miglia. Questa collina era coltivata, a tratti, a vigna e, a tratti, a ulivi e mandorli e vi si trovavano i cereali migliori che il sette aprile sono nella piena fioritura. Inoltre, è possibile trovarci gli ortaggi più saporiti e tutti i possibili frutti della terra. I limiti della proprietà sono segnati da siepi di aloe e da piante di fichi d’india; centinaia di usignoli allietano l’aria col loro canto. In questi campi meravigliosi scoprii il tempio ben conservato che è chiamato di Giunone Lacinia, quello intatto della Concordia, i resti di quello dedicato ad Ercole e le rovine del tempio di Giove.”

…il letterato e…

E poi giunse Goethe, che nel suo Viaggio in Italia scrive che “Il tempio della Concordia ha resistito ai secoli; la sua linea snella lo approssima al nostro concetto del bello e del gradevole, e a paragone dei templi di Paestum lo si direbbe la figura d’un dio di fronte all’apparizione d’un gigante. Non è il caso di deplorare la mancanza di gusto con cui furono eseguiti i recenti, lodevoli tentativi intesi a conservare questi monumenti, colmando i guasti con un gesso di bianchezza abbagliante, tanto che il tempio ci si presenta, in notevole misura, come una rovina;

eppure sarebbe stato così semplice dare al gesso il colore della pietra corrosa! Certo che a vedere come si sbriciola facilmente il tufo calcareo delle colonne e delle mura, c’è da meravigliarsi che abbia potuto resistere tanto a lungo. Ma appunto per questo gli architetti, sperando in continuatori altrettanto capaci, avevano preso certe precauzioni: sulle colonne si vedono ancor oggi i, resti d’un fine intonaco che doveva blandire l’occhio e insieme garantire la durata.”

…il padre del racconto moderno.

Dal Viaggio in Sicilia di Guy de Maupassant, sui templi ci emoziona con ciò che scrive su Agrigento e la Valle dei Templi: «Sembrano eretti nell’aria, in mezzo ad un paesaggio magnifico e desolato. ….. Loro, i templi, eterne dimore degli dei, morti come i loro fratelli uomini, rimangono nella collina selvaggia distanziati uno dall’altro circa mezzo chilometro».

Se ti è piaciuto il nostro racconto su Agrigento e la Valle dei Templi, puoi trovare altri mitici luoghi da visitare e fotografare cliccando qui. Se non vuoi perdere i nostri scatti, seguici su Instagram @charmenoff

Tags:

Ti potrebbe anche piacere...

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *