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Gravina in Puglia? Yes!

Gravina di Puglia Ponte dell'Acquedotto

Un giro per la città

La torre dell’Orologio in stile neogotico costruita nel 1892 col suo splendido orologio è il primo monumento da vedere a Gravina in Puglia. Partire da questo punto della città ci sembra il modo giusto per iniziare il percorso. Ci piace tenere presente come il tempo sia importante. Lungo i secoli le testimonianze architettoniche e artistiche disseminate in città, fissano in qualche modo il tempo e sono come le pagine di storia da sfogliare. Le pietre abitate a volte dai falchi grillai, si raccontano. Qui la terra erosa dall’acqua ha aperto una sorta di spaccatura della terra cucita oggi da un ponte che collega i lembi, ha ospitato da tempi immemori l’uomo. Sono orgogliosi gli uomini e le donne di Gravina, fieramente affermano di non aver niente da invidiare alla vicina Matera. Certo è così! Gravina ha la sua identità ben chiara, rimasta fedele a se stessa.

E ora partiamo sul serio. Voluta da Domenico Amedeo Orsini cardinale e duca di Gravina, costruita nelle attuali forme nel 1778, ecco la Fontana pubblica le Quattro Fontane. La vicina Chiesa Santa Maria del Suffragio detta del Purgatorio ha la particolarità, sul timpano del suo portale d’ingresso non passano certo inosservati i due scheletri. Da questo indizio si intuisce che la chiesa è stata costruita come cappella funeraria. La cappella è quella per i genitori del papa Benedetto XIII, Ferdinando III Orsini e sua moglie Giovanna Frangipane della Tolfa. Al suo interno è conservata, inoltre, la grande Pala d’altare della Madonna del Suffragio del Guarini.

La Biblioteca Finya, è stata fondata nel 1686 ed è terminata nel 1743. Partendo da Monsignor Domenico Cennini fino al Cardinale Francesco Antonio Finy, sono stati messi insieme e custoditi gli oltre undicimila volumi, tra cui un manoscritto del ‘400, 14 Incunaboli, 363 Cinquecentine.

Andando verso verso la Cattedrale

A poca distanza dalla Biblioteca, si giunge alla Basilica Cattedrale Santa Maria Assunta. Costruita dai Normanni alla fine dell’XI secolo e ricostruita secondo alcuni storici dopo la sua distruzione avvenuta a causa di un incendio e un terremoto alla fine del XV secolo. Senza sottolinearli, sono innumerevoli i tesori d’arte custoditi al suo interno.

Nel rione Piaggio, il più antico della città, trovate la Chiesa rupestre San Basilio. Le prime notizie storiche accertate della chiesa, sono del 1569, quando il vescovo Francesco Bosio la incluse tra le chiese da restaurare. Il luogo di culto è suddiviso in quattro navate da pilastri e da colonne. L’altare maggiore è stato consacrato nel 1714 dal Cardinale Vincenzo Orsini, futuro papa Benedetto XIII.

Ultima tappa in questa prima parte di questa Italia in 48 ore è un gioiello che si trova nel rione Fondovito. È la Chiesa rupestre San Michele delle Grotte. La chiesa è sorretta da 14 pilastri ricavati scavando il monoblocco di tufo. I pilastri dividono lo spazio ricavato in cinque navate. Incerta è la datazione della sua realizzazione, per alcuni è del V secolo, per altri è del VIII, IX secolo. È il luogo suggestivo della città non l’unico a dire il vero. Gli echi dell’eccidio compiuto dai Saraceni a danno dei gravinesi nel 999 si avvertono ancora.

Proseguendo il giro della città

Merita una visita il Museo Fondazione Ettore Pomarici Santomasi per la sua ricca e variegata collezione che va dalla ricostruzione della Cripta della Chiesa di San Vito Vecchio con gli affreschi originali, quelli staccati dall’omonima cripta, poco distante da qui. La biblioteca, l’archivio storico, la sezione archeologica, i vestiti d’epoca, le collezioni di maioliche di Castelli e numismatica e tanto altro ancora, sono le scoperte da fare in questo scrigno di bellezze.

La Chiesa e Convento Santa Sofia, la cui dedicazione è una delicatezza e punto d’incontro, perchè venerata a sia dalla Chiesa Cattolica che da quella Ortodossa. Al suo interno il mausoleo funebre di straordinaria bellezza custodisce le spoglie mortali di Angela Castriota Scanderberg, discendente dell’eroe albanese Giorgio Scandenberg e sposa del duca Ferdinando II Orsini. Vi pare un caso che si trova nel rione detto dei Greci?

Un salto alla Chiesa e al Chiostro San Francesco è da fare. L’attuale chiesa risale al XVI secolo ricostruita sui resti della più antica del 1300, poi si va di volata al Bastione medievale che fa parte dell’antica fortificazione della città. A noi è parso il guardiano silente che protegge chi passa sul Ponte viadotto acquedotto. Il ponte a doppia arcata è alto 30 metri e lungo circa 90 metri. È il simbolo della città ed unisce i due lati della gravina, quello dove è sviluppata la città con quello dove si trova la Chiesa rupestre Madonna della Stella.

La chiesa fin dall’inizio è stata legata al culto della fertilità, prima pagana, poi dedicata al culto mariano, che comunque non sradicò le pratiche di fertilità pagane. Secondo le leggende erano i riti orgiastici che non furono mai completamente abbandonati fino all’intervento incisivo e risolutivo di un vescovo alla fine del XVII secolo.

Si prosegue ancora

L’Area Archeologica Padre Eterno, sempre aldilà del ponte, è l’altro tassello da aggiungere ai già molti fino adesso visti. L’insediamento del VII-IV seccolo a.C. racconta le vicende dell’epoca preromana.

Il Santuario Madonna della Grazia o delle Grazie è la chicca. La sua facciata non lascia indifferenti, riporta a rilievo, infatti, lo stemma ingigantito, l’aquila reale ad ali spiegate su tre torri. Lo stemma appartiene al vescovo Vincenzo Giustiniani che si è adoperato per la costruzione del Santuario nel 1602, includendo inoltre, la costruzione del fabbricato annesso, destinato ad ospitare vescovi e seminaristi nei mesi più caldi dell’anno. È il caso di affermare che sua Eccellenza abbia voluto dare “poco” risalto al suo stemma. Oggi qualcuno potrebbe dire ironicamente: “uno stemma appena accennato”. C’è da affermare a difesa del monsignore, che è stato un uomo che si è molto adoperato per la città, per i fedeli di Gravina in Puglia e non solo.

Poco fuori città si possono visitare il Castello Svevo di Federico II e il Complesso rupestre delle Sette Camere. Come vedete a Gravina non ci si annoia a visitarla, non manca nulla. Dalle opere d’arte a quelle archeologiche, ai luoghi di culto ai palazzi gentilizi che custodiscono bellezze. Non resta da fare altro che partire e andarla a visitare, consigliamo a piedi.

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