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Il Jubail Mangrove Park ad Abu Dhabi

Jubail Mangrove National Park

Il parco delle mangrovie a Jubail

Il Jubail Mangrove Park all’isola di Jubail è a Abu Dhabi, a venticinque minuti d’auto dal centro, tra l’isola di Yas dove si trovano il Ferrari World e il Warner Bros. World e l’isola di Saadiyat dove si trova il Louvre Abu Dhabi. 2300 ettari dell’isola sono coperti da foreste di mangrovie e corsi d’acqua. Le attività che tutti possono svolgere in tutta sicurezza, compresi i bambini, i quali se non hanno compiuto i 12 anni occorre un adulto che li accompagni, sono le passeggiate alla Mangrove Walk di Abu Dhabi, le passerelle in legno di tre percorsi diversi, dal più lungo, che copre una distanza di 2 km, al più breve di 1 km. 

Le passerelle si snodano sopra all’acqua salmastra della laguna, serpeggiando in mezzo alle magnifiche mangrovie. È interessante osservare come dal terreno fangoso fuoriescano degli spuntoni che hanno sviluppato le piante. Sono in sostanza delle radici aeree dedite alla respirazione di cui necessita la pianta. Queste particolari radici dette pneumatofori sono di una lunghezza variabile di 20/50cm. 

A piedi o sul kajak

Man mano che si cammina sulle passerelle, si raggiungono in vari punti d’osservazione, dove cogliere al meglio la biodiversità del parco, che comprende le paludi salmastre, le barene (terreni di forma tabulare tipici delle lagune, periodicamente sommersi dalle maree), le distese di fango e le comunità algali. C’è un modo più immersivo per godere del parco, pagaiando a bordo di un kajak, oppure a bordo delle dragon boat elettriche, osservando così appieno e molto più da vicino la bellezza del paesaggio naturale. 

Fotocamera in mano

È facile riuscire a fotografare la fauna selvatica originaria che vi dimora, in particolare le diverse specie di uccelli. Mentre si è appostati su una piattaforma galleggiante con rete, è un gioco da ragazzi, immortalare i piccoli branchi di pesci o i granchi che si aggirano liberamente nell’acqua limpidissima. Le varie specie marine giungono numerose quando c’è l’alta marea. Il rapporto della laguna con il mare, si sa, è strettissimo, si nota facilmente il lento fluire dalle acque che si innalzano di livello o diminuiscono, influenzate delle maree. 

La mangrovia le sue speciali caratteristiche

Le piante di mangrovia lo ricordiamo, si trovano a latitudini tropicali e subtropicali vicine all’equatore. Possono vivere sia immerse nelle acque salmastre, sia sulla terraferma e possono raggiungere altezze comprese tra i 2 e 10 metri. Sono in grado di filtrare enormi quantità di acqua al giorno rendendo l’acqua ideale alla vita dei pesci, limitano gli effetti del riscaldamento globale riducendo l’anidride carbonica presente nell’aria, una mangrovia assorbe 12.3kg di CO2 in soli 12 mesi e 250kg nel suo completo ciclo di vita, hanno la funzione di preservare le coste dall’erosione e rallentano le folate di vento forte. Alcune parti delle mangrovie vengono usate anche per la produzione di medicinali, cosmetici e insetticidi. Ma non queste del parco che è protetto dall’Agenzia per l’Ambiente di Abu Dhabi (EAD)

Chiedere prima di iniziare

Ultima nota, prima della visita, ricordate di chiedere agli addetti della struttura antistante alle passerelle, se si può accedere, perché è previsto un numero ristretto di persone, per evitare l’eccessivo affollamento. 

Etihad Airways

Etihad Airways ha sostenuto e contribuito agli sforzi di piantagione di mangrovie del Jubail Mangrove Park, ma questa è una storia che abbiamo già raccontato. La visuale che offre il parco stacca completamente dallo skyline dei grattacieli della città, riporta all’ambiente naturale di queste parti che è rimasto immutato nonostante la città sia praticamente esplosa nel giro di pochi decenni. 

Questa esperienza ad Abu Dhabi l’abbiamo vissuta in collaborazione con Extreme Arabia.

Il volo per gli Emirati Arabi Uniti lo abbiamo fatto con Ethiad Airways: clicca qui per saperne di più



Se ti è piaciuto il nostro racconto sul Jubail Mangrove Park ad Abu Dhabi, puoi trovarne altri incredibili mete cliccando qui.

Questo racconto è stato scritto ascoltando Never Goodbye di Max Richter

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