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Bohinj le sue bellezze oltre al lago

Bohinj chiesa di San Giovanni Battista

Bohinj non solo lago

La valle di Bohinj col suo lago, il vasto altopiano di Komna e il monte Triglav erano un tempo e sono tutt’ora, un paradiso per gli alpinisti e per gli amanti degli sport acquatici. Il lago naturale più grande e la cima più alta della Slovenia sono praticamente vicinissimi. Dicono che uno sloveno non è tale se non ha raggiunto una volta nella vita la cima della vetta. Il monte Triglav è così importante da essere ritratto, racchiuso in uno scudo, che campeggia sulla bandiera tricolore slovena.

È naturale che in questi luoghi sia ambientata una delle leggende tra le più note di questa nazione. La leggenda è quella dello Zlatorog (Goldhorn), nota anche nella Carinzia austriaca e nel Friuli Venezia Giulia. Una storia così importante nel folklore e nell’immaginario collettivo, da essere ritratta sull’etichetta di una delle birre più popolari della Slovenia ed è rappresentata con una statua sulla riva del lago di Bohinj. La storia è quella del mitico candido camoscio dalle corna d’oro scritta da Karel Dežman (Karl Deschmann) per la prima volta e pubblicata sul giornale più importante e influente di Lubiana dell’epoca: Laibacher Zeitung (n. 43, il 21 febbraio 1868).

Ma c’è anche il poema bozzetto romantico scritto e pubblicato nel 1877 di Rudolf Baumbach, il quale quando lo scrisse viveva a Trieste. È l’opera più popolare del cantore della Turingia. Della vicenda è stata composta un’opera: Zlatorog, un dramma lirico in 3 atti di Camilla ed Eduard Lucerna. Mentre il primo lungometraggio registrato nel 1931 è di Janko Ravnik, intitolato Nel regno del Corno d’Oro.

Il racconto: Le dame Bianche

Ecco il racconto. Sul monte Triglav un tempo dimoravano delle dame bianche. Donne misteriose e gentili, che scendevano a valle ad aiutare i poveri in difficoltà. Le Dame erano un grosso aiuto per le donne durante il parto e una volta nato il bimbo si sarebbero prese cura del pargoletto per sempre. Le dame bianche non chiedevano nulla in cambio, tranne una, volevano che nessuno si avvicinasse alle loro dimore in cima alla montagna. Se ciò avveniva allontanavano i curiosi e i malintenzionati con temporali, grandinate o valanghe. Queste donne erano guidate da un grande camoscio dal vello candido e le corna dorate.

Le Corna d’Oro erano speciali, perché chiavi di un immenso tesoro. Avventurarsi sui sentieri che portano alla montagna più alta della Slovenia col pretesto di trovarle sperando di scoprire dove si trova il tesoro è la motivazione giocosa per scoprire questi luoghi da favola. Ma non troverete più né le dame bianche né il Camoscio, perché se ne andarono dopo la triste vicenda col cacciatore. Un giovane cacciatore era innamorato di una donna la quale fu sedotta da un ricco mercante veneziano che la ammaliò regalandole dei gioielli d’oro.

Il racconto: Le corna d’Oro, la fanciulla e il cacciatore

Di fronte alla delusione del giovane uomo scalzato, la donna chiese al pretendente di dimostrarle il suo amore portandole in dono il tesoro del Corno d’Oro. Il giovane cacciatore era uno dei protetti delle dame bianche le quali permettevano al ragazzo di accedere senza limitazioni sulla montagna. La fiducia delle dame riposta sul loro protetto fu mal ripagata. Il cacciatore salito durante la notte sul massiccio trovò e colpì mortalmente il Camoscio. Ignaro dei poteri miracolosi del sangue dell’ungulato, non poteva immaginare che dal sangue dell’animale sarebbero cresciuti i miracolosi fiori del Triglav dal potente potere curativo.

I fiori guarirono il camoscio. La bestia infuriata si avventò contro il cacciatore. L’uomo ne fu spaventato e accecato dal bagliore delle corna dorate, barcollante, perse terreno sotto ai suoi piedi e cadde nell’abisso del fiume Soča. Il fiume riportò il suo corpo a valle dalla quale era venuto, con un mazzo di fiori del Triglav tra le braccia. Il Camoscio dalle corna d’Oro non si placò. In preda all’ira, fece a pezzi il paradiso montano e scomparve per sempre con le dame bianche. Il tesoro, però, è rimasto nascosto nelle montagne sotto il Triglav e chissà se qualcuno riuscirà prima o poi a trovarlo?

La chiesa di San Giovanni Battista

Se i tesori nascosti sul Triglav sono leggenda ed impossibili da trovare, quelli d’arte e architettura sono alla portata di tutti quando si vuole riprendere fiato dalle attività sportive. La chiesa di San Giovanni Battista, che sorge su una lieve altura lungo il lago di Bohinj, vicinissima ad un ponte in pietra, è uno dei luoghi d’interesse di Bohinj. L’edificio di culto fu eretto prima del 1300. Gli scavi archeologici testimoniano che il sito fosse già un luogo di culto precedente a quello cristiano. La scelta della dedicazione della chiesa è legata con molta probabilità al lago e al ruolo che ebbe san Giovanni Battista quando battezzò Gesù sulle rive del Giordano. Gli stili romanico, gotico e barocco della chiesa testimoniano la continua frequentazione dei fedeli nei secoli.

D’interesse è la testa in legno di Janez Krstnik del 1380. Gli affreschi all’interno sono di diversi periodi, i più antichi risalgono al XIII secolo. 72 i santi ritratti, oltre agli altri motivi decorativi. All’interno dell’arco c’è dipinto pure un diavolo bianco seduto sul collo di Caino mentre gli sussurra di compiere il fratricidio. Sulla parete esterna meridionale vi sono tre dipinti che ritraggono San Cristoforo, il patrono dei pellegrini, viandanti, conducenti, pendolari, barcaioli, viaggiatori, ferrovieri e autieri. La curiosità: il più grande dei tre ha un piede dipinto con sei dita. Particolare è pure il campanile barocco noto per la sua doppia cipolla. Le lanterne e le coperture del tetto sono realizzate con scandole.

La chiesa di s. Paolo

Poco distante da Bohinj spostansosi a Stara Fužina si trova un’altra chiesa quella di San Paolo. La chiesa originaria sarebbe stata edificata nel XIII secolo per i minatori fabbri che abitavano nella zona con le loro famiglie. L’ingresso è uno dei meglio conservati in Slovenia, lastricato con pietre di fiume rotonde e pietre piatte strette. È opera della stessa bottega che nel 1639 pavimentò l’ingresso della Chiesa di San Giovanni. Sulla facciata ovest si conservano solo in parte affreschi gotici.

Il grande altare risale alla metà del diciasettettesimo secolo, in seguito fu aggiunto un dipinto del santo patrono: La conversione di San Paolo di Matija Koželj alla fine del diciannovesimo secolo. I due altari nelle cappelle laterali sono più recenti di un secolo. Il coro ligneo su due pilastri, della seconda metà del XVII secolo, è decorato con tre angeli musicanti intagliati in legno. Nella chiesa sono presenti anche moderni dipinti a olio in tecnica rosso-blu raffiguranti la Via Crucis realizzati dal pittore Valentin Oman.La chiesa è stata più volte ricostruita nel 1502 dai Conti di Ortenburg, nel 1700 ha assunto l’aspetto attuale quando furono aggiunti il ​​campanile con doppia calotta a bulbo, la lanterna e le due cappelle.

Museo dell’allevamento alpino nel villaggio di Stara Fužina

Il Museo dell’allevamento alpino presenta la storia della pastorizia, dell’allevamento alpino di Bohinj mettendo in evidenza lo stile di vita e la convivenza con la natura nell’ambiente circostante. Il museo si trova nell’ex caseificio del villaggio. Lo stabile fu eretto nel 1883 e fino al 1967 vi si produceva il formaggio. Nel museo sono state mantenute le parti originali del caseificio, gli attrezzi per la caseificazione, i tini e gli accessori per il formaggio, oltre agli oggetti usati dai pastori nel loro lavoro in alpeggio. È visibile anche l’interno in legno di una capanna di pastori dell’insediamento di Zajamniki, risalente al 1849.

I Toplarji/ Hayracks di Studor

Hayrack, noto come kozolec o toplar, è una delle strutture architettoniche tipiche di Bohinj. I toplarji sono fienili di due piani caratteristici della Slovenia. Svolgono un ruolo fondamentale nell’architettura locale. Possono essere, raggruppati o singoli, accanto alle fattorie o ai margini del villaggio o ai pascoli. Gli hayrack sono utilizzati per essiccare e conservare il fieno e gli alimenti, oltre ad essere un sicuro riparo in caso di maltempo.

La struttura è pensata per avere una grande aerazione, progettata per essere esteticamente bella ed è realizzata interamente a mano. Molti fienili sono ancora in uso, la riprova della notevole funzionalità della struttura. È famoso il gruppo dei toplarji ai piedi della collina di Studor, che sorgono su un terreno di proprietà privata. Il terreno fu distribuito ai contadini quando fu abolita la servitù della gleba e vi fu la riforma agraria. Per la loro posizione e l’alta densità, rende i toplarji di Studor uno straordinario esempio di architettura vernacolare d’interesse mondiale.

Oplen House nel villaggio Studor

Rimanendo a Studor, se volete avere una visione su come veniva condotta la vita della popolazione di Bohinj di qualche tempo fa, Oplen House è il posto giusto dove andare. Oplen House è una tipica casa colonica in pietra e legno sviluppata in lunghezza. La struttura è un unico edificio, con una parte che funge da abitazione e un’altra parte dedicata alle attività di fattoria. La stanza più caratteristica è la cucina quasi completamente annerita poichè il camino è sprovvisto di canna fumaria.

È una delle poche abitazioni dove è ancora possibile accendere un fuoco come in passato. Gli altri ambienti sono: hiša (il soggiorno di oggi) con bogkov kot (un angolo con una croce o angolo di dio o della preghiera), kamra (camera), ispa (attico), un fienile coi vari attrezzi e attrezzature agricole originali. Tutte le stanze contengono ancora gli oggetti di uso quotidiano e i mobili originali. La Oplen House aperta al pubblico solo nel 1991, restituisce quello che era lo stile di vita a Bohinj all’inizio del ventesimo secolo.

Bohinj fa parte delle Alpine Perls se volete conoscere le altre perle alpine cliccate qui.

Noi abbiamo cenato al Restaurant Triglav Bohinj: la cucina slovena europea è ottima insieme alla carta dei vini.

Se ti è piaciuto il nostro racconto su Bohinj puoi scoprire altri luoghi meravigliosi cliccando qui. Se non vuoi perdere neanche uno scatto, seguici su Instagram @charmenoff.



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