Santa Croce a Firenze, il pantheon degli italiani

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Sulla piazza si gioca a pallone

Santa Croce a Firenze è la Basilica dei francescani minori che siamo convinti debba essere vista perché qui sono celebrate e sepolte le glorie italiane. Prima di entrare in chiesa osservate la piazza antistante, dal 1930 ospita la partita di calcio in costume. Si rievoca la disputa tra i verdi e i bianchi, svoltasi il 17 febbraio del 1530, a sfida e dileggio delle truppe, che assediavano Firenze, convinte dell’imminente resa della città.

Li immaginate dei musici “appollaiati” sulla basilica mentre suonano e allietano i festeggiamenti del Carnevale e la popolazione, che nonostante sia stremata dall’assedio, decide di viverserlo? Riuscite a immaginare quanto siano state derise le truppe degli assedianti quando questi ultimi spararando un colpo di cannone diretto sulla piazza, hanno fallito l’azione superarando la basilica senza causare alcun danno? Sono questi gli episodi che ci divertono della storia!

Il pantheon degli italiani illustri

All’interno della Basilica potete omaggiare dedicando del tempo, magari ricordando il loro lascito, gli illustri italiani come Niccolo Machiavelli, Michelangelo Buonarroti, Galileo Galilei, Lorenzo e Vittore Ghiberti, Gioacchino Rossini che qui riposano nelle loro tombe. Quella che un tempo era il Pantheon dei fiorentini celebri, è oggi il “Tempio dell’itale glorie” grazie o per colpa dei versi di Ugo Foscolo del noto carme I Sepolcri. Lo stesso Foscolo è tumulato qui a Santa Croce. Le spoglie mortali del poeta sono state traslate con tutti gli onori da Londra, dove si era spento.

Dante e Leon Battista non sono sepolti qui ma…

Molti cadono nell’errore di fronte a quella che sembrerebbe la tomba del grande architetto Leon Battista Alberti. In realtà si tratta di un cenotafio, un monumento senza salma che sta a commemorare l’architetto. Come è un cenotafio il monumento dedicato a Dante, che si sa fu esule ed è morto e sepolto a Ravenna.

Una statua enorme del Poeta dei poeti nazionale, la troviamo anche all’esterno, sul sagrato della Basilica sulla sinista, con suo naso adunco e lo sguardo un po’ severo con ai suoi piedi un’aquila.

L’aquila è il simbolo che è attribuito a san Giovanni, l’evangelista che col suo vangelo si distingue da quelli sinottici, perchè scritto in chiave teologica. Allo stesso modo è da considerare il poeta della Divina Commedia? Alighieri non è forse il letterato che “vola” al di sopra di tutti?

Eiffel e Canova

Curioso il monumento dove riposa Giovanni Battista Niccolini! Se osservate l’opera di Pio Fedi è palese che sia stata d’ispirazione per la famosa Statua della Libertà di Friedric Auguste Barthildi realizzata con l’ingegnere Alexandre Gustave Eiffel. Eiffel è quello della torre più famosa al mondo: “la tour de Paris”.

È di Canova il monumento funebre a Vittorio Alfieri, che con tanta passione espresse nei suoi scritti l’amor di Patria e infervorò l’animo degli italiani agli ideali di una Italia unita, libera e indipendente.

Le lapidi commemorative

Tantissime le lapidi commemorative, che celebrano i grandi e illustri personaggi d’Italia, appese sulle pareti delle navate laterali intervallate dagli altari del Vasari. Da Leonardo da Vinci, a Raffaello Sanzio, da Giosuè Carducci, agli inventori del motore a scoppio Barsanti e Matteucci, fino a Enrico Fermi.

Gli affreschi di Agnolo Gaddi, di Taddeo Gaddi, di Giotto, di Maso di Banco, ma anche degli altri superbi artisti che hanno lasciato il loro contribuito con le loro opere sono un altro straordinario viaggio nella storia dell’arte all’interno della basilica.

Il chiostro di Arnolfo e il gioiello di Brunelleschi

Uscendo dalla porta laterale del sacro tempio, si va verso il chiostro di Arnolfo di Cambio dove si trova la Cappella de’ Pazzi. È spettacolare il gioiello architettonico del Brunelleschi realizzato per conto di Andrea Pazzi, il padre del più noto gonfaloniere Jacopo.

Jacopo è quel Jacopo che si è messo a capo della famosa congiura messa in atto il giorno di Pasqua del 1478 nella quale morì Giuliano e fu ferito Lorenzo il Magnifico. La cupola è un esempio di eleganza e raffinatezza, decorata con le splendide maioliche policrome di Luca della Robbia.

Spettacolare la Sacrestia con gli affreschi di Taddeo Gaddi, Niccolò di Pietro Gerini e Spinello Aretino dove è collocato il celeberrimo crocefisso di Cimabue.

Passando dalla cappella medicea fino al Museo dell’Opera di Santa Croce è tutto un susseguirsi di capolavori, dai della Robbia, all’Ultima cena del Vasari, al potente affressco Albero della vita di Taddeo Gaddi, fino al chiostro del Brunelleschi.

Le opere d’arte dei maestri dell’Umanesimo e del Rinascimento sono talmente tante e di livello, che lasciano senza fiato. Davvero si rischia la sindrome di Stendhal, quella che descrisse la prima volta il noto scrittore quando vide la prima volta Santa Croce. Il susseguirsi di emozioni che si vivono durante la visita, sono molteplici, occorre di volta in volta sostare, prender fiato e far sedimentare gli intensi sentimenti.

Santa Croce di Firenze è la tessera fondamentale da aggiunggere al puzzle dei luoghi delle glorie d’Italia.

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Questo racconto è stato scritto ascoltando Povera Patria di Franco Battiato.


Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati.
Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita,
camminavo temendo di cadere.”
Stendhal