L’Oman: la città di Nizwa

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Nizwa un gioiello

Ci sono città che più di altre raccontano la cultura e la storia di una nazione fornendo i riferimenti, gli aspetti fondanti e identificativi di un popolo. La città di Nizwa è una di quelle. Nizwa è la città più grande, del Governatorato fino al 2011, oggi Regione Interna, di Al Dakhiliya in Oman. La città si trova in una posizione strategica, in corrispondenza di strade, che conducono ad altre regioni omanite. Quelle strade la rendono facile da raggiungere. Se si parte dalla capitale Muscat, dista 160km, in pratica un’oretta e mezza d’auto.

Una città: il coimpendio di un popolo

Il forte, gli edifici, il souq e un sito dell’UNESCO a sette chilometri dalla città, il motivo del viaggio, meta fondamentale per cogliere gli aspetti tradizionali, della cultura e della vita degli omaniti. Tutti gli uomini qui sono vestiti con il tipico abito, un Dishdasha bianchissimo che su un lato, vicino al collo, ha una sorta di nappa dello stesso colore, la quale ha una lunghezza, che non supera il pettorale, utilizzata per imbibirla di profumo, mentre sul capo indossano sempre un berretto: chiamato kummah.

La maschera delle donne

Potrebbe capitare di vedere alcune donne vestite con splendidi abiti, che indossano una maschera nera in tessuto sormontata da una cresta. La maschera indica, oggi come in passato, una donna sposata. Le maschere erano principalmente usate per proteggersi dal sole e dalla sabbia. Fungevano anche da stratagemma contro i nemici, i quali vedendole da lontano cadevano in un inganno, per via delle sembianze maschili che le maschere conferivano alle donne che la indossavano. Le maschere possono in alcune regioni cambiare forma e avere tinte diverse, dal dorato al porpora scintillante, all’indaco.

La Terza Via

Nizwa è stata la capitale dell’ibadismo considerato la Terza Via tra sunnismo e sciismo e tra le più antiche forme ortodosse islamiche. È seguita da meno dell’1% dei musulmani. L’ibadismo è un tassello fondamentale nella storia dell’Oman, il collante della società, in particolare quella più interna al Paese, come a Nizwa, ma è stato ed è fondamentale anche nella storia dello stato, perché basandosi sui suoi principi, il Sultanato ha adottato nei decenni un atteggiamento conciliante verso le diverse forme di Islam e le altre religioni. Lo spirito rurale dell’accoglienza è molto presente e si rimane piacevolmente colpiti come il rito del caffè al cardamomo accompagnato dai datteri sia il modo di aprire la porta di casa o del negozio ai nuovi arrivati per un momento di condivisione piena.

Il Forte di Nizwa

Iniziamo il giro in città partendo dal forte. Il Forte (Qa’lah) di Nizwa è un esempio d’eccellenza dell’architettura omanita. La parte più antica del Forte, fu costruita dall’imam Al Sult bin Malik Al Kharusi nel IX secolo e poi ristrutturata nel XVII secolo, in una fase molto importante della storia omanita, dall’imam Sultan bin Saif Al Yarubi, il responsabile della cacciata dei portoghesi dall’Oman nel gennaio del 1650.

La costruzione del forte richiese dodici anni. Il corpo principale che cade subito all’occhio è una torre cilindrica, la più grande dell’Oman, ha un’altezza di 34m e un diametro di 45m. Attualmente all’Interno degli ambienti del forte, restaurati perfettamente, sono raccolti e custoditi i reperti e i manufatti che dipingono la storia di Nizwa del periodo in cui è stata la capitale dell’Oman e di come erano gli omaniti nei tempi passati, che poi sono le testimonianze di una vita che è rimasta ancora in qualche modo invariata nei villaggi fuori dalla capitale.

Le strutture all’interno delle mura fortificate

L’edificio fortificato e il suo insieme di edifici destinati a uso amministrativo o residenziale furono costruiti accanto alla vecchia moschea. Era il quartier generale per gli ospiti che giungevano da lontano per visitare l’imam. Vi erano le stanze militari, la biblioteca, le sale per la preparazione del caffè, le stanze della preghiera in cui l’imam si incontrava con le persone, quelle dove ricevere gli ospiti e i negozi di datteri. Questo forte circolare, con portali in legno intagliato, scale, pozzi interni, false porte, pozzi segreti e persino ingegnose botole per versare olio bollente o sciroppo di datteri sugli assalitori, è uno scrigno di bellezza.

L’architetto italiano scrisse

L’architetto italiano Cavaliere Enrico d’Errico, scriveva nel 1983, descrivendo il forte di Nizwa nel suo articolo Introduzione all’architettura militare omanita del XVI, XVII e XVIII secolo:”La città di Nizwa ha sempre avuto un ruolo di primo piano all’interno, e per la sua importanza Sultan bin Sayf vi costruì il notevole forte. Lo scopo specifico di questo edificio era quello di fornire una posizione dominante per controllare l’oasi e le rotte circostanti dal Wadi Sama’il e dalle regioni desertiche più remote. L’edificio è di per sé un concetto molto semplice e consiste in una torre circolare di dimensioni uniche, riempita di terra fino a un livello di quattordici metri, fornendo così una piattaforma orizzontale che si apre a vista sulle palme circostanti dell’oasi.

L’accesso dal suolo avviene attraverso una stretta e buia scala a zig zag, dove a ogni svolta è presente una porta per interrompere l’assalto di eventuali nemici. Queste porte sono delimitate da “buchi assassini”, dai quali è possibile lanciare qualsiasi proiettile utile agli attaccanti. La piattaforma del forte ha una forma approssimativamente circolare ed è dotata di bocche da fuoco che garantiscono una diffusione del fuoco a 360*; al di sopra della piattaforma le massicce mura continuano a salire per un’altezza di dieci metri, completando così la struttura e fornendo un camminamento circolare per i moschettieri che potevano sparare da dietro la sicurezza protettiva dei merli.”

Il souq

Il forte è circondato dal souq, uno dei più importanti del Sultanato. È sempre aperto, ovviamente, rispetta degli orari. Il venerdì, si anima in modo particolare, quando si svolge il mercato detto delle capre. È il giorno in cui in tanti, giungono dai villaggi delle vicinanze per acquistare, vendere e commerciare i prodotti. È anche il giorno in cui ci si racconta degli avvenimenti accaduti. Il mercato è il giorno per rivedersi, il giorno dove si ripetono i riti comuni ed è il giorno che svolge da secoli anche la funzione di coesione della popolazione. È il mercato tradizionale dove trovare spezie, datteri, vasellame, gioielli, manufatti artigianali realizzati con le palme e ogni sorta di prodotto.

Le case

Le case degli abitanti di Nizwa sono quasi tutte a due piani spesso una attaccata all’altra, con un solo ingresso sulla strada. La sobrietà delle linee architettoniche i colori tenui l’unitarietà coloristica delle strutture è la caratteristica di tutte le città omanite come il salotto per gli ospiti maschi dove consumare datteri e caffè.

Chiudere il percorso in un ristorante come l’AL AQR Traditional Restaurant assaporando prelibatezze tipiche accomodati in una delle salette in stile arabo è il viaggio nel viaggio che aggiunge un altro tassello essenziale all’esperienza.

Per le architetture omanite antiche, per tutti i motivi fino ad ora raccontati, nel 2015, la città di Nizwa è stata scelta come capitale della cultura islamica, come annunciato dall’Organizzazione islamica per l’educazione, la scienza e la cultura.

Il sito UNESCO

A sette chilometri da Nizwa non si può non fare una sosta ad un sito UNESCO, per vedere il più grande falaj dell’Oman: il Falaj Daris. Aflaj è il nome singolare, mentre falaj è il plurale che in lingua araba, indica una serie di canali e artifici architettonici per la canalizzazione dell’acqua, la quale con la sola forza di gravità, percorre molti chilometri e viene equamente suddivisa principalmente a fini agricoli. Alcuni di questi canali, simili al Falaj Daris, risalgono addirittura a 2500 a.C. Il fascino di questa rete di canali sta nel fatto che ancora oggi sono perfettamente funzionanti e svolgono la funzione per cui la mano dell’uomo costruiti.

Siamo stati in Oman in collaborazione con il Ministry of Heritage and Tourism – Sultanate of Oman e Desert Flower Tours. Per arrivare abbiamo volato con Etihad, la compagnia aerea più ecologia al mondo.

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Questo racconto è stato scritto ascoltando Sun After Rain di Matti Bye