Civita dei tholos

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“Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.”

Gabriele D’Annunzio

Verso il Colle della Civita 

Seguendo le indicazioni degli eremi celestiniani sparsi nei territori del comune di Roccamorice, lungo la strada SP22, si giunge alla biforcazione dove i cartelli indicano per Santo Spirito a Majella e Fonte Tettone, imboccando la seconda destinazione si può raggiungere il Colle della Civita.

Lungo la sinuosa strada sulla quale a malapena passano due automobili, si scorgono delle capanne in pietra a secco, che in Abruzzo sono chiamate tholos. Ci si imbatte sempre più di rado da queste parti con le greggi di pecore e capre, custodite dai pastori e gli immancabili meravigliosi cani di grossa taglia dal folto mantello di pelo bianco: i pastori abruzzesi maremmani, considerati ancora oggi essenziali per la guida e protezione del gregge.

La cittadella dei tholos

È una scena che abbiamo avuto il privilegio di vedere anche noi quando abbiamo raggiunto la cittadella dei tholos, privilegio vederla perché è un’attività quasi completamente scomparsa.

La pastorizia è stata sempre praticata in Abruzzo fin dal tempo dei popoli italici, proseguita anche nel periodo dei romani, che contribuirono a regolamentare la pratica della transumanza e a definire i tratturi: le autostrade ricoperte di erba che partono dall’Abruzzo e giungono in Puglia. La pastorizia sul territorio della regione dei Parchi era talmente diffusa che si giunse ad allevare fino a un milione di capi di bestiame.

La risorsa importante

Una risorsa talmente importante da condizionare il linguaggio. La parola pecùnia che spesso usiamo ironicamente per indicare il denaro, in realtà è una parola che deriva dal latino pecus che vuol dire «bestiame», sempre latina è la parola pecora anch’essa deriva da pecus cioè «bestiame». Anche la parola peculio deriva dal latino peculĭu(m), che significa patrimonio, anch’essa derivante da pĕcus-ŏris «bestiame». Si deduce che ricchezza era essenzialmente costituita per i nostri avi da quanti animali si possedeva.

Ci vollero 40 giorni

Il villaggio dei tholos è stato costruito nel 1940 nel giro di 40 giorni da Giuseppe Parete di Roccamorice col contributo di quindici uomini commissionati da Agostino Palumbo. La notevole quantità di pietra, presente nell’area, è stata di grossa utilità per costruire le famose capanne. Una volta percorso il sentiero, breve e in salita, che dal piazzale sulla strada conduce alle costruzioni si può .esplorare il dedalo di corridoi che uniscono le cinque capanne con gli annessi recinti per gli ovini. La Civita dei Tholos si sviluppa su tre livelli a ridosso della parete rocciosa del colle, a circa 1100 metri slm, dove si sono svolte le stesse identiche mansioni legate alla pastorizia.

Il Museo delle Genti d’Abruzzo 

Oggi i metodi di allevamento intensivo, hanno cambiato uno stile di vita e di lavoro, che nei secoli passati era rimasto immutato e dei quali si sta perdendo memoria nonostante abbiano segnato fortemente il territorio e le genti che lo abitavano. Il Museo delle genti d’Abruzzo propone un percorso di conservazione della memoria raccontandoci su quelle vite, del corredo in dotazione e di come si lavorava e viveva allora.

La riproduzione stilizzata di un gregge di pecore accompagna il visitatore a scoprire gli oggetti che il pastore possedeva o che creava durante le sue giornate di lavoro. Si racconta la transumanza, gli insediamenti, gli stazzi e come veniva prodotta la lana e il formaggio. In una sala è stata allestita una riproduzione della capanna in pietra a secco con l’arredo tipico ed è ricostruito in scala il villaggio che stiamo raccontando quello dei tholos di Colle della Civita. Il Colle della Civita e il Museo delle Genti d’Abruzzo sono testimoni di un tempo oramai passato.

“Ah perché non son io cò miei pastori?”

Gabriele D’Annunzio

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