Venezia, Sant’Elena e il sestiere Castello

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Sant’Elena l’imperatrice

Venezia imparagonabile Venezia, Peggy Guggenheim affermò: “Se esiste qualcosa che può competere in bellezza con Venezia è il riflesso di questa città su Canal Grande al tramonto.” Come non dare ragione alla mecenate americana, lei che Venezia l’ha scelta per viverci e nella sua casa museo: Palazzo Venier de Leoni “abitano” tutt’ora le opere della sua straordinaria collezione. Abbiamo pensato durante l’ultima vacanza alla città lagunare Patrimonio dell’Umanità Unesco di viverla in maniera differente, scegliendo un itinerario meno battuto ma di grande importanza e con qualche curiosità. Isola Sant’Elena è la meta. L’isola fa parte del sestiere Castello ed è chiamata così per la Chiesa di Sant’Elena imperatrice, dove sono custodite le sue reliquie.

Sant’Elena è quella Elena madre dell’imperatore Costantino, noto per dell’editto di Milano del 313, considerato importantissimo per il cristianesimo e i cristiani. Elena ha il merito secondo la tradizione d’esser riuscita nell’impresa di ritrovare la Vera Croce, quella su cui fu crocifisso Gesù. La chiesa di Sant’Elena a Venezia è appartenuta prima agli Agostiniani poi agli Olivetani, è diventata addirittura un deposito nel periodo napoleonico, è infine affidata dal 1930, dopo la riconsacrazione, ai Servi di Maria. Il luogo di culto è posto che tocca le anime più sensibili, e secondo noi è una pietra miliare della storia della chiesa. Il vigneto che cresce sul terreno del chiostro interno, vista laguna, rende ancor più magico questo tempio carico di simbolismi.

Il quartiere nato nel Ventennio

Il “quartiere” di Sant’Elena, invece, è sorto durante il Ventennio praticamente dal nulla. L’incremento demografico nella Venezia d’inizio del secolo scorso ebbe un’impennata tale che le condizioni abitative erano diventate un serio problema. Intervenne addirittura il senatore Piero Foscari nel 1911 a sollecitare il Consiglio Comunale alla ricerca di nuove aree fuori dal centro storico che potessero essere adatte per la costruzione dei nuovi edifici per accogliere i tanti cittadini. Sant’Elena fu una di quelle.

Sorsero così, case e palazzine, costruiti viali, progettati giardini e parchi, nacque un intero quartiere dove ancora oggi vi vivono molti veneziani. Una curiosità sulla toponomastica e la numerazione dell’Isola di Sant’Elena, essendo di costruzione recente non segue i criteri del resto della città: solo qui ci sono viali, e i numeri civici sono indipendenti per ciascuna calle. A Sant’Elena si respira l’aria del veneziano DOC, di chi ci vive realmente. Lo testimoniano i panni stesi sui fili che, tagliano la strada a diverse altezze in base al piano delle palazzine, vanno da un edificio all’altro e paiono inconsueti stendardi di vita quotidiana. Affascina il fruttivendolo con la sua bancarella galleggiante appena attraccata, mentre inizia a servire i clienti già in fila sulla calla ad attendere il proprio turno.

Il parco delle Rimenbranze e i Giardini della Biennale

Una passeggiata nel Parco delle Rimembranze è la consuetudine di alcuni cittadini a volte accompagnati dagli amici a quattro zampe. Il Parco vista laguna è costituito da alberi ad alto fusto che ombreggiano il viale che pare il protedimento dei vicini Giardini della Biennale che sarebbe opportuno chiamare Giardini Napoleonici. Fu Bonaparte nel 1807 a farli realizzare perché Venezia doveva avere un’area di verde pubblico. Scomparvero, però, perché demolite, chiese e conventi.

Quelli di San Domenico di Castello dove fu imprigionato e interrogato dal 26 maggio al 30 luglio nel 1592 per sette volte Giordano Bruno prima di essere inviato a Roma e sappiamo che fine fece a Campo de Fiori. Verrebbe da dire che non poteva esserci fine migliore per questi luoghi se non quella di sparire dalle cartine. A far del male a volte si paga un conto salato. In questo caso la demolizione. Stessa fine fecero San Nicolò di Castello, la Chiesa della Concezione della Vergine delle Cappuccine di Castello con gli annessi monastero e collegio, Sant’Antonio e l’Ospedale dei Marinai. Le macerie servirono a consolidare il terreno.

Peggy, il mare e l’Arsenale

È in questi luoghi ci sono i padiglioni della Biennale di Venezia. La biennale è un appuntamento fisso da non perdere per gli appassionati d’arte e architettura che ha superato i 125 anni rimanendo sempre giovane e attuale. È qui che nel 1948 al padiglione Greco, in quell’anno vuoto, invitata da Pallucchini, espose per la prima volta la sua collezione d’arte che suscitò curiosità nei frequentatori che non capivano Peggy Guggenheim che nazione fosse. La collezione ottenne una enorme risonanza. Andiamo avanti. La Serenissima ha costruito la sua fortuna grazie al mare e col mare ha un rapporto strettissimo, è stata lo ricordiasmo tutti, una della quattro repubbliche marinare ed è per questo motivo che una visita al Museo Storico navale di Venezia e L’arsenale è d’obbligo per comprendere al meglio il suo mondo.

San Pietro di Castello

Se diciamo torre pendente voi cosa rispondereste? Ovviamente la celeberrima Torre di Pisa. Anche Venezia ha le sue torri pendenti rimaniamo però al sestiere Castello, la torre in questione è quella della Basilica di San Pietro di Castello. La torre, separata dalla chiesa, è stata eretta nel 1463 in pietra d’Istria e in parte ricostruita e innalzata ancora un po’ nel 1482 dopo che un fulmine la colpì. La Basilica minore di San Pietro è di grande importanza per la storia politica religiosa e commerciale della città. Fu sede vescovile dal 775 e sede del patriarca dal 1451 quando papa Niccolò V decise, anche per questioni politiche, che il vescovo di Venezia sarebbe da quel momento diventato patriarca. San Pietro rimase sede patriarcale fino al 1807 quando passò alla Basilica di San Marco.

Il primo patriarca e la passeggiata in notturna

Primo patriarca già vescovo di Castello o Olivolo fu San Lorenzo Giustiniani dal 1451 al 1456. La Basilica si trova su quella che era chiamata anticamente isola Olivolo che fu anche il primo centro abitativo di Venezia. Il progetto della facciata è attribuito al Palladio ma in realtà la direzione dei lavori fu affidata a Francesco Smeraldi e l’opera differisce rispetto al progetto palladiano.

Un’ultima chicca: la sera quando il sole si va a coricare ad ovest fare una passeggiata partendo da Viale Vittorio Veneto, proseguendo su Viale Giardini Pubblici, Riva dei sette martiri, Riva Biasio, Riva Ca’ di Dio e Riva degli Schiavoni e in una mezz’ora a piedi raggiungerete Piazza San Marco in un momento magnifico della giornata, anche se la notte verso le due troverete la Piazza vuota e potrete fare degli scatti senza nessuno o quasi.

Se volete dormire in un posto meraviglioso a Sant’Elena per noi l’Hotel Indigo Venice Sant’Elena è il top.

Venezia, Sant’Elena e il sestiere Castello, una delle meraviglie della nostra Italia. Potete scoprine altre, post dopo post, sulla rubrica #ItaliaIn240re. Se non volete perdere i nostri scatti e i video seguiteci su Instagram @c