Tratalias vecchia

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La chiesa romanica di Santa Maria di Monserrato

La chiesa romanica di Santa Maria di Monserrato a Tratalias vecchia, si erge in mezzo ad una cinquantina di abitazioni di modesta grandezza, attraendoci con la sua bellezza. L’abbiamo notata subito lungo la strada che collega Narcao, dove si trovano le Miniere di Rosas e l’isola di Sant’Antioco dove visitare il magnifico MAB.

Tratalias è un borgo abbandonato. La presenza umana intorno al borgo è evidente, le coltivazioni sono ben seguite. Percorrendo via degli Angeli e via Chiesa le uniche arterie cittadine e considerando il buono stato degli edifici, il paese appare vissuto da qualcuno. Eppure è confermato, il borgo non è abitato! Un mistero! Un mistero che si infittisce: la chiesa ha dimensioni che fanno pensare a tempi gloriosi vissuti dalla cittadina del Sulcis, ma le case sono poche e non giustificano la struttura.

L’indagine

Sfogliamo le pagine di storia per capire cosa sia accaduto. Per quanto riguarda la data della fondazione del paese non si hanno fonti certe. Gli storici la collocano intorno all’anno mille, supponendo fosse una borgata abitata in prevalenza da agricoltori e pastori. I fiorenti resti del periodo nuragico, fanno supporre che l’area sia da sempre abitata. Questa terra fu calcata dai Fenici, dai Punici e dai Romani, sfruttata da tutti per le risorse agricole e minerarie. È certo il passaggio dei Vandali. Durante il periodo dei Bizantini le continue incursioni sulla costa dei Saraceni spinse la popolazione delle aree costiere sulcitane all’interno, cambiandone le sorti. Intorno all’800-850 proprio quelle incursioni che portarono allo spopolamento della città di Sulci, oggi Sant’Antioco, convinse il vescovo a traslare la sede nel borgo di Tartalia l’odierna Tratalias. Ebbe così inizio la fase di maggior splendore del piccolo centro, protrattosi fino al XIV secolo.

La cattedrale

Lo splendido gioiello d’arte romanica, con caratteristiche architettoniche uniche nel panorama isolano, è il segno di quel periodo. La cattedrale fu eretta tra 1213 e 1282. Le date iscritte all’interno dell’edificio indicano gli anni d’inizio e fine dei lavori di costruzione. In epoca catalano-aragonese, la cattedra vescovile, fu intitolata alla Madonna di Monserrato. Ma i tempi di gloria finirono presto, infatti, il 1355 e il 1362 la diocesi fu nuovamente trasferita, stavolta a Iglesias, dapprima in via ufficiosa e poi ufficialmente con la bolla Aequum reputamus del 26 novembre 1503. La firma in calce alla bolla è quella di papa Giulio II.

“Sa Festa Manna”

Ciò decretò la perdita di importanza del piccolo centro sulcitano e la conseguente diminuzione del numero dei suoi abitanti. L’anno in cui la sede vescovile fu traslata definitivamente da Tratalias ad Iglesias, fu trasferita anche la statua della Vergine. Fu trasportata nella nuova sede e lì è tutt’oggi custodita. Il legame tra Iglesias e Tratalias non è stato mai spezzato. È mantenuto vivo grazie alla festa patronale “Sa Festa Manna”, in onore della Santissima Vergine di Monserrato, regina del Sulcis. Ogni anno il simulacro della madonna viene riportato nell’ex cattedrale con tutti gli onori. Con gli accordi stabiliti da allora si decise che il rito doveva compiersi per sempre nel mese di maggio.

Tornando alla storia

Tornando alla storia c’è da tener presente che, nel 1324, ebbe inizio in Sardegna il dominio della Corona d’Aragona (motivo della dedicazione della chiesa), durato fino al 1720 quando il Regno di Sardegna passò nelle mani dei Savoia e da esso, nel 1861, nacque il Regno d’Italia.

L’abbandono

Il mistero che riguarda l’abbandono del borgo vecchio è dovuto alla decisione attuata dal Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste nel 1954. La realizzazione dello sbarramento sul Rio Palmas e la formazione del lago artificiale di Monte Pranu, determinò l’esodo della popolazione che vi abitava. Il bacino idrico fu realizzato per valorizzare le terre del Basso Sulcis, si è voluto dare con la preziosa risorsa dell’acqua maggior impulso alle attività agricole e pastorali che erano, e sono tuttora, tra le principali fonti economiche del comune.

Se da una parte il progetto raggiunse i risultati sperati, dall’altro le infiltrazioni d’acqua crearono lesioni alle abitazioni, dissesti ai terreni e mise gli abitanti in condizioni igienico sanitarie non più adeguate. Dopo una lunga battaglia sostenuta dagli abitanti della cittadina si raggiunse l’accordo. Tratalias vecchia fu abbandonata e ricostruita in una zona collinare vicina.

Il borgo preservato


Da un lato il paese è stato trasferito con tutti i suoi abitanti. Dall’altro s’è proceduto al recupero di una parte delle originarie dimore antiche, quelle nei pressi dell’ex cattedrale romanica in modo da mantenere intatto il borgo storico. Le abitazioni sopravvissute alle demolizioni, che interessarono tutte quelle abitazioni particolarmente danneggiate dalle infiltrazioni o costruite in tempi recenti e il salvataggio dei resti monumentali di interesse storico artistico, ci restituiscono il magnifico centro storico.

La passeggiata per le vie del borgo, la sosta in piazza ad ammirare le linee architettoniche dell’ex cattedrale che si erge “fiera” in mezzo agli edifici e la visita al museo, è la bellezza per gli occhi da godere di ciò che rimane della villa medievale di Tatalia. Ripartiamo dopo un po’. Durante lo spostamento ci fanno compagnia gli oleandri fioriti, i lecci, gli olivastri, i lentischi e le ombrellifere a bordo strada. Nel frattempo parlando del borgo, fissiamo nella memoria la bellezza di questa perla, che rafforza l’idea che la Sardegna è unica e la sua potenza seduttrice non ha fine.


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Scritto ascoltando Struggle for pleasure – Wim Mertens

In partnership con Sardegna Turismo