Park Eun Sun a MarePineta Resort

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MarePineta Resort

Il MarePineta Resort è una certezza per quanto riguarda l’eccellenza dell’hôtellerie a Milano Marittima fin dalla sua inaugurazione avvenuta tra il 1926 e il 1927. Si evince dal nome del resort la sua collocazione, vicinissima al mare e al caratteristico giardino coi pini secolari della città. È proprio all’ombra dei pini dell’Hotel icona di stile ed eleganza, guidato dalla Famiglia Salaroli dal 1995, in particolare alla tenacia e volontà di Davide Salaroli amministratore unico di MarePineta Resort, che l’artista coreano di fama internazionale Park Eun Sun sta esponendo le sue meravigliose sculture.

L’Hotel, l’Artista e la Galleria d’Arte

L’artista che ormai vive da trent’anni in Italia, si è occupato personalmente dell’istallazione delle sculture in collaborazione con Riccarda Contini, sua rappresentante insieme a Stefano, titolari della nota Galleria Contini, mettendo in relazione gli spazi, gli edifici della struttura ricettiva e i pini del parco giardino interno. Una mostra a cielo aperto, un’occasione imperdibile, che fin dall’inizio ha lo scopo di incentivare a Milano Marittima, frazione del comune di Cervia, la cultura. L’arte contemporanea a portata di mano nella Città Giardino, fino al 4 Ottobre 2023, ora più che mai è un lume di rinascita. Il titolo della mostra: La pineta e il mare un viaggio verso l’infinito. 15 le opere esposte, come le Sfere del 2021 e 2023, Generazione del 2023, Collegamento tra Cubi e Sfere II del 2010, Connessione e Continuità del 2019, Colonna Infinita del 2017 o le Tre sfere -Accrescimento del 2021 la composizione scultorea composta da sfere sovrapposte che creano una sorta di portale, è situata fronte mare poco prima della spiaggia al MarePineta • Beach Club & Ristorante Sabbie.

Park Eun Sun

Classe 1965, Park Eun Sun nasce in Corea del Sud a Mopko. Nonostante il talento per la pittura sia evidente fin da piccolo, a dodici anni i suoi genitori non acconsentono al futuro artista di studiare all’Istituto d’Arte. Grazie, però, al suo insegnate di pittura, che segretamente lo aiuta e alle vittorie in diversi concorsi di pittura per ragazzi riesce a spuntarla e convince i genitori a proseguire gli studi. Si iscrive al corso di laurea in pittura con l’intenzione di diventare Istruttore d’Arte all’Università di Kyung Hee. È in questo contesto che scopre l’importanza dedicata alle forme e alla materia e si avvicina allo studio della scultura, che lo porterà a cambiare indirizzo di studi, passando dalla pittura alla scultura.

Il trasferimento in Italia sulle orme di Michelangelo


Nel 1993 si trasferisce a Pietrasanta in provincia di Lucca dove prosegue gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara. È caratteristica nelle opere di Park la bicromia ispirata dalle pareti delle chiese dell’architettura romanica toscana di Firenze, Pisa e Lucca. Proprio a Firenze, nel 1995, si tiene la prima mostra personale. Seguiranno quelle in gallerie e musei di tutto il mondo da Genova, Pietrasanta, Roma, Torino, Verona, Padova, Milano, all’estero: in Belgio, Corea, Francia, Germania, Inghilterra, Lussemburgo, Olanda, Panama, Polonia, Singapore, Stati Uniti e Svizzera. Poche ma essenziali indicazioni che lo stesso artista “pennella” riguardanti la sua opera, tratte da un’intervista di Alberto Fiz.

Sul bicolore delle sculture

“Dietro alla mia opera c’è sempre l’uomo. Il mio lavoro, del resto, ha l’ambizione di rendere percepibile la condizione interiore dell’uomo. L’accostamento fra bianco e grigio, fra rosso e nero, caratteristici di molti miei lavori, evidenziano il contrasto fra ordine e disordine. Il bicolore è il segno della dualità”.

Come nascono le sue sculture

“In primo luogo, faccio il disegno in studio. Successivamente, vado in laboratorio dopo aver scelto i due materiali sui quali compirò la mia azione. Prima di giungere alla forma, tuttavia, compio un gesto per me essenziale, quasi ritualistico, ovvero la spaccatura del marmo a cui seguirà l’incollatura”.

La spaccatura…

“Desidero entrare in diretto contatto con la materia e la spaccatura che anticipa il processo creativo mi consente di reinventare ogni volta la mia opera evitando meccaniche ripetizioni. Non posso prevedere con esattezza cosa avverrà dal momento che la spaccatura ha uno sviluppo in parte casuale, incontrollabile. Quando incollo le parti differenti dell’opera so bene che sarò condizionato da quel gesto iniziale e che la geometria perderà la sua perfezione”.

“La spaccatura non va letta come una ferita, bensì come un atto rigenerativo che consente di far emergere la parte più nascosta della materia. Non c’è compiacimento, ma il desiderio di riconquistare la forma, al di là di facili schematismi. Le spaccature sono per me pensieri, nevrosi, paure, rabbia. In qualsiasi modo le si possa identificare, appaiono come un segno concreto di vitalità”.

“M’interessa creare opere aperte, libere da condizionamenti in cui sia immediatamente percepibile la relazione con lo spazio. Vorrei che le mie sculture respirassero sviluppandosi come corpi vivi. La spaccatura, a ben vedere, è proprio questo respiro che cerco di ritrovare nella materia”.

Gli artisti che l’hanno influenzato

“Ho sempre ammirato Constantin Brancusi e le mie colonne s’ispirano liberamente alla Colonna Infinita. L’atteggiamento, tuttavia, è molto diverso e mentre il maestro rumeno giunge alla perfezione assoluta della forma, io sono più interessato all’imperfezione. Un altro riferimento importante è stato Isamu Nogushi, lo scultore americano di origine giapponese, un grande sperimentatore che intorno alla sintesi della forma ha saputo reinventare il paesaggio della scultura”. “Ho sempre trovato di grande interesse il lavoro di Marino Marini per la sua capacità d’interpretare la natura umana attraverso pochi elementi essenziali di straordinario impatto emotivo”.

Cubo o sfera?

“La sfera rappresenta per me la genuinità e la purezza. Il cubo, invece, è uno spazio delimitato, rigido. Dalla loro integrazione emerge una rinnovata concezione spaziale che non è più riconoscibile in nessuna delle due dimensioni iniziali. Se dovessi spiegarmi, con una parafrasi, direi che la sfera mi ricorda l’infanzia, mentre il cubo corrisponde all’individuo formato, rigido e intransigente nelle sue posizioni. Solo ricordandosi di essere stato bambino si può ritrovare un equilibrio”.


La pineta, d’ispirazione per i versi indimenticabili del vate Gabriele d’Annunzio ne La pioggia nel pineto, è la cornice sul versante Adriatico, dove nuove emozioni sono legate ad un’altra arte, quella nata dagli strumenti per scolpire e lavorare la pietra resa poeticamente viva dalle sapienti mani di Park Eun Sun.

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Il racconto su Park Eun Sun e il Marepineta Resort è stato scritto ascoltando Mozart – String Quintet No. 4 in G minor, K. 516