Basilica di Santo Stefano al Celio in 10 punti

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I primi cinque punti

1. La Basilica di Santo Stefano al Celio è una chiesa paleocristiana eretta su uno dei colli più alti di Roma. È dedicata al diacono e primo martire Santo Stefano, quello lapidato per intenderci, la cui memoria è fissata il 26 dicembre di ogni anno.

2. Il luogo di culto, fu costruito quando gli equilibri politici dell’impero romano stavano mutando e Roma non era più il centro del mondo. La chiesa fu consacrata durante in pontificato di papa Simplicio (468-483) e poi ampiamente modificata in epoca medioevale.

3. La basilica ha delle somiglianze con la quella del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

4. È particolare l’architettura della chiesa, quella del primo periodo, con i suoi tre cerchi concentrici, la forma a croce greca al suo interno, gli 8 ingressi che immettevano in 4 corridoi.

5. L’architettura del primo periodo aveva una forte potenza simbolica: 1) Il cerchio rappresenta la perfezione celeste, l’Unità. 2) I tre cerchi concentrici sono un riferimento alla trinità. 3) Il numero otto ha un forte legame con la Resurrezione di Cristo, che è risorto appunto l’ottavo giorno. 4) Il quattro perché la buona novella doveva giungere ai quattro angoli della Terra. 4) Al centro dello spazio interno della chiesa si trova l’altare, la pietra a cui tutti si volgono. Gesù è la pietra scartata, diventata la pietra angolare o testata d’angolo, cioè la prima pietra utilizzata nella costruzione di un edificio. La testata d’angolo è la pietra più importante ed è, idealmente, quella che sorregge tutta la costruzione. In questo caso sorregge tutta la comunità riunita in suo nome intorno all’altare.

Gli altri cique punti

6. La chiesa è stata frequentata da Gregorio Magno (590-604), vi ha tenuto alcune prediche. Nel VII secolo papa Teodoro I decise di far traslare qui dalle catacombe di via Nomentana, le ossa dei santi martiri romani Primo e Feliciano. Il nuovo sepolcro dei martiri è collocato nel braccio nord-orientale della chiesa, dove è eretto un altare. Il catino absidale è decorato da un mosaico a fondo d’oro.

7. Con il rientro dei papi a Roma, dopo il periodo dell’esilio ad Avignone i papi vollero dare un impulso di rinnovamento della città. La basilica non è esente da questo proposito. Durante il pontificato di Nicola V, infatti, fu risistemata. L’incarico fu affidato all’architetto e scultore fiorentino Bernardo Rossellino.

8. Nicola V inoltre affida l’edificio la cura della basilica all’ordine paolino ungherese, visti i buoni rapporti col confessore romano e procuratore dell’ordine, Kapusi Bálint. Tra 1454 e 1580, il convento annesso divenne la casa romana dell’ordine.

9. Al centro dell’aula della basilicale, nel 1580, è stato eretto un recinto in stucco ottagonale, decorato da Antonio Tempesta. L’otto ritorna simbolicamente con forza.

10. E’ in questi stessi anni che l’esponente del manierismo romano Niccolò Circignanii detto il Pomarancio e Antonio Tempesta realizzarono con degli aiuti, 34 scene che risentono fortemente dello spirito della Controriforma. È il Martiriologio, una serie di affreschi sui santi ritratti nel momento del loro martirio. Si parte dalla Strage degli Innocenti, segue la Crocifissione di Gesù, su procede col martirio di Santo Stefano, e man mano che si va avanti con le raffigurazioni dei supplizi degli Apostoli. Le immagini colpiscono per la ferocia e la violenza che non lasciarono indifferenti neanche illustri viaggiatori come Stendhal, Charles Dickens e il Marchese De Sade.

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