Sabbioneta: il sogno in pietra

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Come in un quadro di De Chirico

Costeggiamo le mura rinascimentali di Sabbioneta, che disegnano una stella, visibile solo dall’alto. Entriamo in Piazza delle Armi, avvolta da una lieve foschia, che rende tutto un po’ indefinito. I palazzi che si affacciano sulla piazza, la Galleria delle Antichità: la massiccia costruzione col suo grandioso porticato lungo 96m e largo 6m e il Palazzo Giardino, pare siano usciti da un quadro metafisico di De Chirico o forse è il contrario.

Il tempo sospeso

L’impressione che si avverte, osservando gli edifici, è quella che il tempo sia sospeso, com’è sospesa la foschia nell’aria, che non cela però la figura di Vespasiano I Gonzaga, il cui spirito qui aleggia ancora. Le cose, gli spazi, gli edifici sono “pietrificati” e domina ovunque il silenzio più assoluto. Il silenzio è rotto, dopo un po’ che circoliamo per le vie della città, dal vociare di alcuni uomini che sorseggiano un buon bicchiere di vino, all’ombra del loggiato del palazzo, che delimita un lato di Piazza Ducale.

La piccola Atene

Dicevamo delle mura di cinta che disegnano una stella, come è stata una stella Vespasiano, colui che ha trasformato l’orrido borgo medievale di Sabbioneta, in una città ideale. Vespasiano è una stella luminosissima, ma una cometa, non tanto per la sua gloriosa vita, piuttosto per lo sviluppo della sua “piccola Atene”. Dopo il 1591, anno della morte del duca, è rimasta così, com’è oggi: sospesa.

Chi è Vespasiano?

Chi è Vespasiano I Gonzaga? Nato nel 1531, è cresciuto amorevolmente dalla zia Giulia a Napoli, protetto dagli intrighi della corte mantovana legati alle questioni di successione e poi inviato alla corte di Carlo V, dove ha vissuto a lungo con Filippo II di Spagna.

In una mano le armi nell’altra i libri

Vespasiano è l’uomo che, in una mano brandisce la spada, indossa un’armatura da condottiero e ottiene, nel 1577, dall’imperatore Massimiliano II il titolo di duca di Sabbioneta.

È l’uomo che si presume abbia ucciso la prima moglie e il suo amante, abbia fatto morire di stenti la seconda moglie sospettata di tradimento e sia l’artefice della morte del suo erede e unico figlio maschio per le percosse che gli ha inflitto. Si narra che Vespasiano abbia punito il figlio duramente per il modo con cui gli ha rivolto la parola. In base alle ultime indagini compiute sui resti del pargolo, la vicenda sulla sua morte non è andata come l’hanno raccontata.

Alla luce delle nuove scoperte scientifiche ci capisce che l’aspetto brutale del duca vada investigato e approfondito. Perché stride se si pensa che nell’altra mano il nostro duca stringe i libri, veste gli abiti della cultura, è un intellettuale, un mecenate assetato di arte, attento alla bellezza della quale si circonda e promuove.

Il sogno in pietra

D’architettura, in particolare vitruviana, si nutre e da Vitruvio ha tratto ispirazione per tracciare le linee del suo progetto, il sogno di edificare una città ideale, la sua città. La struttura urbanistica di Sabbioneta riprende la pianta delle antiche città romane ed è come dicevamo, rimasta intatta da allora, costituita da trenta insulae urbane omogenee tra loro, divise secondo un rigido schema ortogonale con le due arterie perpendicolari tra loro, il cardo e il decumano. Protetti dalla cinta muraria con le due porte d’accesso della Vittoria e Imperiale, nascono, sotto lo sguardo di Vespasiano, gli eleganti edifici rinascimentali: la Sinagoga, la Galleria degli Antichi e Palazzo Giardino, la chiesa di Santa Maria Assunta, il Palazzo Ducale, la Chiesa dell’Incoronata e il Teatro all’Antica o Olimpico progettato da Vincenzo Scamozzi.

La Sinagoga

La Sinagoga è il luogo di culto e di riunione comunità ebraica. Quella di Sabbioneta, che è visitabile, è stata costruita nel 1824, su progetto di Carlo Visioli. Si trova al secondo piano di un palazzo cinquecentesco, il quale all’esterno non ha alcun segno distintivo che ne permetta l’identificazione.

Piccola particolarità: un antico precetto vuole che sopra la Sinagoga non possa essere edificato nient’altro. Sopra alla volta il cielo, oppure, un’altra Sinagoga. Il duca non ha istituito un ghetto come accadeva in tutto il resto d’Italia in seguito alla bolla “Cum nimis absurdum” di papa Paolo IV del 1555. Il lungimirante duca ha concesso alla comunità ebraica di insediarsi liberamente nel suo “sogno in pietra”.

La piazza “ideale”

La Chiesa di Santa Maria Assunta, il Palazzo Ducale, insieme agli altri edifici che si affacciano su Piazza Ducale, materializzano i principi della città ideale. Segnaliamo solo due cosettine che ci sembrano le chicche da vedere a Palazzo Ducale. La prima è la Cavalcata dei Gonzaga, le raffigurazioni a cavallo di Vespasiano e dei suoi avi. La seconda è lo stemma del duca alla Saletta dei dardi.

Noterete che lo stemma del duca ha sulla punta, in basso, il Toson d’Oro. Il riconoscimento, che raffigura un montone, è stato conferito a Vespasiano, dal suo amico il re Filippo II di Spagna. Il prezioso monile sarebbe dovuto tornare alla corona di Spagna una volta morto Vespasiano, invece il duca è stato sepolto con l’artefatto in oro che è possibile vedere al Museo d’Arte Sacra.

La cappella palatina

Vespasiano spogliato del suo monile, nel 1988, quando è stata aperta la tomba dove riposava all’interno dell’ottagonale Chiesa della Beata Vergine Incoronata. Eretta tra il 1586 e il 1588, come cappella palatina e pantheon per la dinastia del Duca di Sabbioneta, la chiesa ha esternamente un aspetto austero, che differisce dal suo interno sorprendentemente decorato. Il 25 febbraio 2018, i resti di Vespasiano, della moglie Anna d’Aragona e dei due figli Luigi e Giulia, dopo gli studi compiuti sui loro corpi sono tornati nel monumento funebre voluto dallo stesso Gonzaga.

Il teatro all’Antica

Ultima tappa, ma si sa che “gli ultimi saranno i primi”, è al Teatro all’Antica. Il capolavoro di Vincenzo Scamozzi è il primo teatro, che riprende quello antico realizzato in un edificio al chiuso. Per correttezza, dobbiamo dire che il primo teatro concepito in questa maniera è quello Olimpico a Vicenza ed è del Palladio. Lo Scamozzi lo si realizza in un edificio appositamente costruito allo scopo e con degli accorgimenti tecnici innovativi rispetto al palladiano. Se volete, in basso, c’è un breve approfondimento su questo teatro che aiuta a capire l’importanza storica.

Patrimonio dell’umanità

Inserita nella Lista Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco nel 2008, Sabbioneta è un’altra preziosa perla italiana. Se non ci siete mai stati, è un dovere e un piacere scoprirla e apprezzarla. Sabbioneta è l’eredità di un Gonzaga, della quale è stato il fondatore e l’imperatore, tutt’oggi vegliata dalla dea Atena situata in alto su una colonna.

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Il breve approfondimento sul Teatro all’Antica.

Il Teatro all’Antica è da considerarsi uno tra i primi esempi di teatro dell’età moderna, per gli accorgimenti tecnici, innovativi per l’epoca. È il primo teatro stabile europeo in un edificio eretto appositamente allo scopo. All’esterno sulla fascia marcapiano una frase in latino, con le lettere in bronzo, recita: Roma quanta fuit ipsa ruina docet, è la stessa sua rovina che spiega quanto fu Roma.    

Tre ingressi: uno per il duca, uno per il pubblico di corte che porta al foyer e uno per gli artisti, che si apre sul retropalco, dove sono ubicati i camerini. Il palco sopraelevato con la scena fissa, privo di arcoscenio, ma con il proscenio. All’avanguardia l’inclinazione della sala verso il palco che contribuisce a una migliore visione dello spettacolo.     

Splendida la cavea mistilinea con cinque gradoni di legno che sinuosa poggia sulla parete affrescata. Magnifico il peristilio con le sue colonne disposte a U sulle quali poggia l’architrave dove “risiedono” le statue degli dei: Ercole, Minerva, Nettuno, Bacco, Diana, Apollo, Mercurio, Venere, Marte, Saturno, Giunone, Giove.     

Dietro il peristilio sono affrescati sulle pareti gli imperatori. Vespasiano Gonzaga in mezzo agli imperatori. Che dite? Giusto un accenno autocelebrativo? Il teatro aveva un tetto a carena di nave rovesciata e una controsoffittatura a botte dipinta d’azzurro che simulava il cielo che oggi non c’è più.